La sindrome della “moria del kiwi” è la più grave malattia che affligge attualmente la coltura dell’actinidia sia in impianti a polpa verde che a polpa gialla. Si tratta di una manifestazione di difficile interpretazione date le numerose casistiche osservate. Le piante di kiwi colpite manifestano avvizzimenti della parte aerea della pianta e una riduzione della pezzatura dei frutti. In particolare, l’apparato radicale risulta fortemente compromesso con marcescenza diffusa delle radici di minore diametro.
Il fenomeno si è manifestato a partire dal 2012 nell’area del basso Veronese, diffondendosi con una incidenza più elevata negli areali del Nord Italia. Recentemente, ha colpito altre zone di coltivazione nazionali anche del centro-sud, in particolare nel Lazio (provincia di Latina), causando significativi danni alla produzione nazionale.
Per contrastare tale fenomeno, al primo rilevamento, i Servizi fitosanitari sanitari della Regione Veneto e della Regione Lazio si sono immediatamente attivati per identificare le cause di tali manifestazioni, avviando iniziative di ricerca su aspetti di varia natura, sia di carattere parassitario che di tipo agronomico. Inoltre, sono stati condotti specifici studi che hanno coinvolto esperti del CREA e dei Centri di ricerca di Olivicoltura, Frutticoltura ed Agrumicoltura, di Genomica e Bioinformatica, di Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari. Congiuntamente, sono stati organizzati incontri formativi alla problematica e di confronto per identificare nuove strategie di prevenzione e lotta alla “moria del kiwi”.
In considerazione della complessità del fenomeno e della rapidità con la quale la malattia si è diffusa nel territorio nazionale, dal 2020, il Comitato Fitosanitario Nazionale ha istituito uno specifico Gruppo di lavoro tecnico-scientifico (di cui fanno parte il Servizio fitosanitario centrale, il Centro Difesa e Certificazione del CREA, i Servizi fitosanitari regionali, nonché esperti e professori universitari), al fine di coordinare le attività di ricerca tecnico-scientifica per combattere la “moria del kiwi”, gestire la problematica e identificare una strategia per il contrasto del fenomeno.
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Come avviene la diffusione e quali sono i danni ed i sintomi
Dall’esito degli studi finora condotti si sta delineando l’ipotesi per la quale il fenomeno della moria sia la conseguenza di più concause che concorrono ad alterare la vitalità degli apparati radicali fino a comprometterne la funzionalità.
Tale fenomeno porta a un declino precoce della pianta ed alcuni ricercatori lo hanno denominato “sindrome da declino precoce dei kiwi” (KEDS). Le piante colpite da KEDS collassano improvvisamente e muoiono. Nessuno dei molteplici fattori presi in considerazione è stato chiaramente identificato come unica causa della sindrome, tuttavia, quasi tutti i fattori possono essere direttamente o indirettamente correlati all’estrema sensibilità dei kiwi alla scarsa disponibilità di ossigeno nel suolo.
Infatti, come concordano diverse fonti bibliografiche la pianta del kiwi è particolarmente sensibile al ristagno idrico soprattutto nei casi di sommersione del terreno, anche per tempi limitati a pochi giorni, con sofferenze dovute a costipazione e presenza di anossia del terreno, tipicamente ascrivibili, per altre specie, a condizioni di saturazione prolungate. Le esperienze confermano che un danno radicale occorso nella stagione invernale è in grado di compromettere la ripartenza vegetativa della pianta con limitazione delle capacità di assorbimento per sopperire alle esigenze nutrizionali e idriche, con conseguenti rapidi appassimenti e disseccamenti tipici della sindrome.
Pertanto, sono state proposte pratiche di gestione del suolo che migliorino l’aerazione delle radici, limitando il rischio di ristagno idrico e che riducano lo sviluppo di malattie trasmesse dal suolo, malgrado ciò, tali pratiche non sono state sufficienti ad evitare l’insorgenza della sindrome.
A questo riguardo, ulteriori approfondimenti sono disponibili nell’articolo relativo allo studio “Possible Role of High Temperature and Soil Biological Fertility on Kiwifruit Early Decline Syndrome”.
Per quanto concerne invece la possibile presenza di parassiti o patogeni, non è stata rilevata la presenza di organismi nocivi di nuova introduzione negli impianti colpiti, ovvero la presenza di alcuni funghi già noti per essere agenti patogeni dell’apparato radicale.
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Ciclo vitale
La malattia si diffonde velocemente. I primi sintomi compaiono a giugno-luglio, si blocca lo sviluppo della pianta che poi secca. Anche se la pianta fiorisse nella stagione successiva, la stessa morirà definitivamente entro due anni.
La moria del kiwi, si è manifestata, in Italia per la prima vota, nella provincia di Verona nel 2012. Attualmente (2024), è presente nell’intera regione del Veneto (in provincia di Treviso, Rovigo, Venezia, Padova, Vicenza), e in altre regioni, quali: Piemonte (area Saluzzese, Pinerolo-Cavour e nella zona frutticola vercellese tra Alice Castello e Borgo d’Ale), Friuli Venezia Giulia, Lombardia (in provincia di Mantova), Lazio (area dell’Agro-Pontino), Emilia Romagna e Calabria.